“Non ci rassegniamo alla drammatica contabilità della pandemia nella nostra Provincia e fa impressione dover prendere atto dell’elevato numero di decessi avvenuto in questo mese di marzo”. Così Spi, Fnp, Uilp Brescia tramite una nota unitaria emanata nei giorni scorsi.
“Siamo molto preoccupati -continuano i Sindacati dei pensionati- per la virulenza di questa ondata pandemica e sconcertati del colpevole pressapochismo di Regione Lombardia, che crea disorientamento e sfiducia, non abbandonando la strategia comunicativa dell’annuncio a effetto senza poi che seguano azioni concrete. Troviamo eticamente incomprensibile e intollerabile che gran parte degli anziani over 80, con un rischio alto di mortalità, non sia ancora stata vaccinata, a maggior ragione essendo parte di quella generazione che ha pagato maggiormente le conseguenze della diffusione del virus.
“Dopo il flop delle vaccinazioni antinfluenzali anche questa anti-Covid mostra inefficienze organizzative pesanti, dalle prenotazioni alla somministrazione. Oltre i ritardi nelle forniture dei vaccini, molti pensionati over 80 non sanno ancora quando e dove saranno vaccinati, assistiamo addirittura a convocazioni inferiori rispetto alla disponibilità di vaccinazione possibile, a persone anziane che vengono mandate lontano dalla propria abitazione per la vaccinazione, oppure indirizzate dove non hanno la prenotazione. Residenti della Val Trompia o della Bassa inviati sul lago, cittadini vicino a Manerbio o Leno spediti qualcuno a Chiari altri a Brescia se non addirittura fuori provincia, dalla Val Sabbia a Sarezzo, creando disagi non indifferenti. Ennesima lacuna di un Servizio Sanitario Regionale caratterizzato dall’assenza della medicina di territorio.
Serve un cambio di passo immediato -aggiungono Spi, Fnp, Uilp Brescia- che risolva subito le inefficienze organizzative e che acceleri la vaccinazione degli anziani. Serve un’organizzazione meno centralizzata ma più articolata sul territorio, che Ats e le Asst coinvolgano maggiormente i comuni ed i medici di base nell’organizzazione quanto meno nella gestione delle prenotazioni e l’invio al punto vaccinale più vicino alla propria residenza. Quelle poche esperienze territoriali nella nostra provincia che stanno funzionando sono da ricondurre proprio alla capacità di fare rete dimostrata dai comuni, dai medici di base e dagli enti erogatori. I grandi sacri ci profusi dal personale sanitario e dai tanti volontari che operano nei vari centri vaccinali, a cui va il nostro ringraziamento, non possono essere vanificati da una carente organizzazione”.