“Avevano, ed hanno, ragione i Sindacati dei pensionati a protestare contro la reticenza di molte case di riposo venete ad applicare l’ordinanza del ministero della Salute dell’8 maggio sulle riaperture alle visite dei familiari. Lo dicono i numeri del monitoraggio avviato dalla Regione proprio su questa spinta (hanno risposto 333 strutture su 335): in media il 61% delle strutture prevede visite con barriere fisiche, anche se queste avvengono all’aperto, ma ci sono Ulss dove questa percentuale schizza.” A dichiararlo, tramite una nota unitaria, Spi, Fnp, Uilp Veneto che aggiungono: “Ciò dimostra che le case di riposo non stanno rispettando un’ordinanza che ora è diventata anche legge se le lettere di richiamo annunciate dall’assessora Lanzarin non bastano, la Regione deve intervenire in modo più determinante. Basta nascondersi dietro l’autonomia di queste strutture».
Spi, Fnp, Uilp Veneto fanno riferimento al fatto che nella legge di conversione del dl 1° aprile è stato inserito un articolo, l’1-bis, che recepisce interamente l’ordinanza e le linee guida a essa collegate. Dicendo che ad esse le direzioni sanitarie dovevano conformarsi “immediatamente”, a partire dal 1° giugno. Dove ci sono le barriere fisiche, non c’è contatto tra ospite e famigliare, e ciò va in contrasto con lo spirito dell’ordinanza. “Il benessere psicologico di questi anziani fragili dipende anche da gesti d’affetto. Finché sarà negato a qualcuno, significa che quel qualcuno subisce una privazione inaccettabile. L’assessora ci ha promesso un aggiornamento entro la prima decade di luglio: questo monitoraggio va ripetuto e ampliato, perché tanti sono gli aspetti da verificare”.
Le segnalazioni che arrivano a Spi, Fnp, Uilp Veneto infatti, testimoniano che ci sono case di riposo che non consentono visite nel fine settimana, che le consentono per una durata di tempo troppo breve, o che non consentono l’ingresso di volontari, cosa invece assicurata dall’assessora nell’incontro con i Sindacati dei pensionati del 7 giugno.
L’ultima tabella del monitoraggio, infine, dà ai Sindacati dei pensionati la più pesante delle ragioni: da inizio pandemia nelle case di riposo del Veneto si sono contati 4.042 decessi, di cui oltre 2mila durante la seconda ondata. “Sin da marzo 2020 chiedevamo interventi per evitare la strage che poi c’è stata. Strage in parte dovuta all’impreparazione di molte case di riposo sul fronte sanitario siamo convinte che questi numeri sarebbero ridotti se la Regione avesse fatto la riforma delle Ipab, attesa da 20 anni. La riforma, che fa rientrare questi centri nel sistema sociosanitario regionale, deve diventare ora una priorità proprio per affrontare le tante criticità emerse e per evitare una recrudescenza in autunno”.