“Gli interventi messi in campo nei centri e nella RSA per fronteggiare l’epidemia da Covid-19 ora ricadono sugli ospiti” è quanto sostengono Spi, Fnp, Uilp Lombardia in una nota unitaria emanata venerdì 10 luglio.
“Già sfondato il tetto dei 3.000 euro al mese e in alcune Rsa lombarde scattano ancora altri rincari, che vanno in media da 2 a 8 euro al giorno, mentre in Lombardia già vengono applicati costi di rette giornalieri che superano ogni record, “con il silenzio assordante della Regione- proseguono i Sindacati dei pensionati.
Il pagamento delle rette, per legge, deve essere per il 50%, riferito al servizio sanitario, a carico della Regione e per l’altro 50%, riferito al servizio alberghiero, a carico degli ospiti, ma in realtà di fronte ai contributi pubblici regionali bloccati da anni, in questa regione la legge non è applicata. Così succede che alcuni gestori riversano sulla quota sociale una parte degli oneri sanitari che devono sostenere. Non è previsto alcun vincolo per le RSA di tenere le rette invariate. Una soluzione meno ingiusta sarebbe l’adozione di un criterio di equità, da parte di regione Lombardia che definisca le rette delle case di riposo anche sulla base del reddito della famiglia”
Spi, Fnp, Uilp chiedono con urgenza alla Regione la convocazione di un Osservatorio RSA e un Tavolo Anziani “per uscire dalla logica di provvedimenti tampone e adottare interventi strutturali per ridurre anche le rette alle famiglie”