Pensioni di reversibilità: Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil: «Misura anticostituzionale, il Governo faccia retromarcia»
«Le pensioni di reversibilità non sono una misura assistenziale, ma un diritto degli eredi che nasce da contributi regolarmente versati. Contributi che non possono essere cancellati con un colpo di spugna, facendo cassa ancora una volta sui pensionati e in particolare sulle vedove, che sono la principale categoria di beneficiari degli assegni di reversibilità». Questa la presa di posizione unitaria dei sindacati pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, che puntano il dito contro il disegno di legge del Governo sul riordino degli strumenti per il contrasto alla povertà.
«Alla faccia dell’obiettivo dichiarato di rafforzare la lotta alla povertà, in aumento nel Paese come nella nostra regione – dichiarano i segretari regionali Ezio Medeot (Spi), Renato Pizzolitto (Fnp) e Magda Gruarin (Uilp) –, il Governo ha inserito una misura profondamente ingiusta e che, se approvata, rischierebbe di avere pesanti ripercussioni sul reddito di molti pensionati, in particolare tra le donne, già penalizzate da assegni notevolmente più bassi (in Fvg il 33% in meno. ndr) rispetto a quelli degli uomini. Per questo chiediamo all’esecutivo di fare immediatamente marcia indietro, ritirare il Ddl e aprire finalmente un tavolo per una vera riforma della previdenza, rivedendo radicalmente la legge Fornero».
Ad attenuare l’allarme dei sindacati non bastano le precisazioni del Governo sulla natura della misura, che non dovrebbe riguardare i trattamenti in essere ma soltanto quelli futuri: «L’attuale normativa – spiegano i segretari regionali – condiziona già parte dell’importo delle pensioni di reversibilità alle caratteristiche del nucleo familiare e al reddito del beneficiario. Un giro di vite appare quindi ingiustificato, perché non siamo in presenza di una misura di sostegno al reddito, ma di un diritto che nasce, lo ribadiamo, da contributi regolarmente versati».
Udine, 15 febbraio 2016
Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil