“Un lockdown riservato agli anziani ultrasettantenni? Proposta a dir poco vergognosa che si può tradurre con una sola parola: segregazione. Siamo indignati, ma anche convinti che questa proposta aberrante non passerà. Ricordiamo che gli anziani, in questo periodo, sono stati i più diligenti capendo benissimo la situazione. È pazzesco voler scaricare il peso di errori decennali nella gestione della sanità territoriale sulla parte più fragile della popolazione” Spi, Fnp, Uilp Veneto non ci stanno, e all’idea di obbligare le persone anziane a rinchiudersi in casa rispondono tramite una nota unitaria emanata oggi, 2 novembre: “In questo difficilissimo periodo i nonni hanno svolto una funzione sociale impagabile, soprattutto sostenendo figli e nipoti sia a livello economico che di presenza. Questa ipotesi fa rabbrividire e dà l’idea di uno scontro generazionale che non esiste e che, solo a pensarlo, risulta devastante sotto tutti in punti di vista. Siamo sconcertati anche dalle parole di politici, come il presidente della Liguria Giovanni Toti: governano migliaia di persone fra le quali una su quattro è ultrasessantacinquenne e se ne escono dicendo che gli anziani sono inutili.”
Di fronte a un lockdown riservato agli ultrasettantenni, i Sindacati dei pensionati veneti annunciano battaglie senza frontiere: “Vogliono segregare in casa gli anziani, gettandoli nel baratro della solitudine, senza considerare la quasi totale assenza di servizi domiciliari, non solo sanitari ma anche quelli sociali legati, per esempio, alla consegna della spesa”. I sindacati, infatti, ricordano che in Veneto ci sono circa 200mila anziani non autosufficienti. Ma, soprattutto, oltre 360mila anziani che vivono da soli, di cui circa 77mila uomini e 283 mila donne. In alcune zone, soprattutto nel Bellunese e nel Rodigino, esiste un problema di spopolamento e isolamento. “Se costringiamo queste persone a rinunciare a ogni forma di socialità – concludono i sindacati dei pensionati – per loro è una specie di condanna a morte”. Non dimentichiamo che lo stesso problema sociale si verifica per gli anziani in casa di riposo, già “rinchiusi” e con accessi dei visitatori fortemente limitati.