Oggi più che mai si parla di qualità della vita, di benessere, di ambiente, di qualificazione urbana, di sicurezza; nei convegni vengono presentate ricerche, correlate di grafici, numeri, indicatori, statistiche e tabelle.
Dal prossimo autunno nel DEF, a fianco del PIL, sarà introdotto l’indice di benessere, il BES-ISTAT, che calcola la qualità della vita (ambiente, lavoro, salute). Il nome già individua le tre dimensioni fondamentali: il benessere economico, la sostenibilità dello sviluppo e l’equità nella distribuzione, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone. Non solo, l’ISTAT ha coordinato l’UR BES, cioè la misurazione del benessere equo e sostenibile nelle città: un’opportunità per le politiche urbane e la partecipazione dei cittadini.
Certamente le ricerche serie sono necessarie, sono una chiave di lettura indispensabile per capire la situazione di un Paese Ma le grandi ricerche e le statistiche su scala nazionale spesso, essendo realizzate sui grandi numeri, non rispecchiano il mondo reale, hanno carattere molto selettivo, noi invece per far bene il nostro lavoro, abbiamo la necessità di avere informazioni tarate sulle persone che rappresentiamo e con un maggior dettaglio territoriale. E’ un modo per noi per avvicinare i nostri anziani, per farli parlare dei problemi o della loro vita, per interessarci a loro come è giusto che sia. Ovviamente la ricerca non è lo strumento per dettare soluzioni, ma può essere uno strumento valido di conoscenza.
Proprio per conoscere la situazione reale, il benessere o le situazioni di criticità degli anziani nel nostro territorio abbiamo riproposto, dopo quella realizzata nel 2012, in occasione dell’Anno europeo, per la promozione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, una ricerca tra i nostri pensionati per avere un quadro più o meno completo della loro vita.
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