Sindacati dei pensionati scendono in campo contro la chiusura di 19 uffici postali in Friuli
Anche i sindacati dei pensionati scendono in campo contro la chiusura di 19 uffici postali nel Friuli Venezia Giulia, prevista dal piano presentato a inizio febbraio da Poste Italiane. “Chiediamo non solo alla Regione, che ha ottenuto l’apertura di un tavolo con l’azienda, ma anche all’Anci e ai nostri parlamentari” – dichiarano Ezio Medeot, Gianfranco Valenta e Magda Gruarin, segretari regionali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil – “di attivarsi contro le chiusure, perché è inaccettabile che un’azienda pubblica possa imporre, in modo unilaterale, un piano che comporta a livello nazionale 500 chiusure e 600 razionalizzazioni, mettendo gravemente in discussione la capillarità e l’universalità del servizio”.
Poste Italiane, questo il messaggio dei sindacati, non può operare esclusivamente in base a rigide logiche di mercato. “Sulle quali”, rilevano Medeot, Valenta e Gruarin “peraltro, ci sarebbe da discutere anche dal punto di vista strategico, se è vero che il presidio del territorio rappresenta uno dei punti di forza del gruppo. Quello che si contesta è il venir meno dell’universalità del servizio, con la conseguenza evidente di allargare i divari dei servizi tra i territori, creando cittadini di serie A e di serie B, ma con ripercussioni pesantissime in particolare sugli anziani”.
“Perché i servizi digitali e telematici non sono alla portata di tutti – denunciano ancora i sindacati – e non possono essere considerati sostitutivi degli sportelli sul territorio. Tutto questo, finirebbe inevitabilmente per accelerare un processo di spopolamento, che prosegue già a ritmi allarmanti in vaste aree del territorio montano e pedemontano, e che rischia di accelerare ulteriormente, mano a mano che vengono meno presìdi indispensabili, come il servizio postale”.
Quello che si può e si deve trovare – secondo i sindacati –, è una mediazione tra una logica esclusivamente improntata a un rigido calcolo costi benefici, quella seguita oggi da Poste Italiane, e l’interesse pubblico che è alla base del servizio postale e del primato dell’azienda ex monopolista nel settore. “È su queste basi – concludono i tre dirigenti sindacali – che giudichiamo inaccettabile la chiusura al dialogo opposta finora dell’azienda, anche di fronte alle offerte di compensazioni 2 economiche proposte a livello locale per il mantenimento degli sportelli. Ci aspettiamo pertanto che il tavolo chiesto dalla Regione, convocato per il 17 marzo, possa segnare l’apertura di un confronto capace di scongiurare le chiusure”.