In vista delle riaperture previste da questa seconda parte della “Fase 2” dell’emergenza Covid-19, Spi Modena, Fnp Emilia Centrale, Uilp Modena e Reggio Emilia, con una nota congiunta emanata nei giorni scorsi, chiedono alle istituzioni di garantire, in questo momento dell’emergenza, la sicurezza della fascia più anziana della popolazione. Si legge nella nota:
“Le misure adottate per contrastare la pandemia stanno dando primi risultati positivi. La nostra provincia è stata duramente colpita dal Covid-19, con 3.779 contagiati e 436 morti. È un bilancio pesantissimo: la malattia ha colpito prevalentemente le persone anziane e quelle con patologie croniche.Oggi si assiste a una voglia di riaprire tutto, dimenticando che i risultati derivano dalle azioni condotte nelle settimane scorse, nel periodo di totale chiusura per quarantena. La discussione pubblica si concentra sulla ripresa delle attività commerciali e dei servizi, ma poco o per niente si ricordano le 436 vittime, forse perché erano prevalentemente anziani, disabili, malati cronici.
Non stiamo dando il giusto senso alle morti che ci sono state e che continuano ad avvenire. La pandemia non è finita e proprio per questo dobbiamo continuare a difendere soprattutto i più deboli. Gli anziani hanno pagato il prezzo più alto, hanno sofferto più di altri la quarantena, sono rimasti chiusi in casa, spesso isolati, spesso soli, con la grande difficoltà dell’approvvigionamento di generi alimentari, di farmaci e delle prestazioni sanitarie, della pensione.Oggi le aperture devono avvenire assicurando la protezione dei cittadini, fino a quando non ci saranno vaccini e cure efficaci. Vi sono molti aspetti di grande rilevanza per gli anziani, le prestazioni sanitarie rinviate per diversi mesi, la grande difficoltà dei trasporti e della mobilità nella nostra provincia, le scarse condizioni di reddito, gli ostacoli per usufruire dei servizi pubblici. Come sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil abbiamo continuato, pur con le limitazioni imposte dalla pandemia, ad essere vicini ai nostri iscritti, in varie forme, così come importante è stato il ruolo delle associazioni di volontariato, ma ognuno deve fare la propria parte e quella più rilevante spetta alle istituzioni pubbliche, che hanno la responsabilità della protezione dei cittadini.
Le istituzioni (Enti locali, Aziende Sanitarie, Enti ed Associazioni) devono fare sinergia per garantire controlli efficaci, diagnostica in tempi rapidi, soluzioni adeguate alle diverse casistiche. Abbiamo bisogno di un piano organico di lungo respiro. Va predisposto in tempi brevi un sistema di protezione che assicuri prima di tutto la mappatura, la sorveglianza e l’intervento domiciliare, per impedire pericolose ricadute in tutto il territorio modenese.
Crediamo debba essere previsto un aggiornamento del Piano sanitario che deve comprendere come premessa un Piano Antipandemia, piano pronto a scattare in caso di recrudescenza della Pandemia. La gestione delle persone ospiti delle strutture residenziali e delle case famiglia deve essere sottoposta a controlli e verifiche periodiche e a tal proposito si potrebbe ipotizzare di costituire uno strumento di sorveglianza/gestione qualificato a guida pubblica che predisponga linee guida vincolanti e controlli.
Va comunque rafforzato il potere di controllo dei Comuni e dell’Ausl con particolare riferimento prima di tutto alle CRA private, senza tralasciare le CRA convenzionate, e in caso di inadempienza, sia prevista anche la decadenza di ogni forma di accreditamento. Le Organizzazioni sindacali dei pensionati Spi, Fnp, Uilp non escludono l’eventualità di costituirsi parte civile se si riscontreranno inadempienze nella gestione delle CRA dove sono deceduti ospiti.
Gli anziani e le anziane ancora autonomi che vivono nel proprio domicilio vanno individuati e contattati periodicamente per comprenderne le necessità e verificarne lo stato di salute, prioritariamente mappando gli anziani fragili o con varie patologie, mappatura che chiaramente non è invece da rivolgersi alla grande platea di anziani che godono di ottima salute.Bisogna pensare ad un sistema di controllo integrato tra i medici di medicina generale, l’assistenza sociale e quella domiciliare, i Comuni e l’azienda sanitaria utilizzando anche nuove forme di comunicazione o utilizzando meglio quelle già esistenti (per esempio le Tv locali). Riteniamo che tutto ciò sia indispensabile e che vada realizzato rapidamente.”