A metà dello scorso aprile, dopo la scoperta di maltrattamenti e vessazioni nel reggiano e nel ravennate, la Regione Emilia-Romagna si prese l’impegno di “garantire a famiglie, figli, mariti, mogli e nipoti che gli anziani che vengono assistiti e custoditi in questa regione, ovunque in questa regione, siano accuditi dignitosamente”. E la prima misura che ventilò l’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi, fu una white list per stroncare gli ospizi violenti; l’obiettivo primario era isolare chi sbaglia tenendo conto che i controlli, anche a sorpresa, hanno dei limiti, e comunque ci sono dei problemi di privacy da non scordare (“Nessuno di noi vorrebbe una telecamera puntata tutto il giorno sul nostro caro”, disse l’assessore). E ora pare che qualcosa si muova: proprio all’indomani dell’ennesimo caso (nella casa famiglia “Il fiore” di San Lazzaro alle porte di Bologna), i sindacati confederali e dei pensionati della regione annunciano che si è pronti a passare alla controffensiva. A valle della discussione innescata da un documento per provare a regolare il fenomeno e dare ai Comuni, titolari di controllo e vigilanza, strumenti migliori e più efficaci, “il confronto con Regione e Anci ha fatto un deciso passo avanti che a breve produrrà uno specifico provvedimento, condiviso da Istituzioni e organizzazioni sindacali, per regolare in modo omogeneo e più stringente, in tutto il territorio regionale, le case famiglia”. Nel dirlo Cgil-Cisl-Uil, assieme alle sigle dei pensionati (Spi, Fnp e Uilpensionati) specificano che si tratta di “un provvedimento necessario e urgente per contrastare con decisione tutti i fenomeni di maltrattamento e tutelare i tanti operatori e le strutture per anziani che lavorano con professionalità e umanità”.
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