Con una nota unitaria Cgil, Csil, Uil e Spi, Fnp, Uilp Basilicata chiedono alla Regione di applicare con urgenza il decreto Cura Italia per le prestazioni in forme individuali domiciliari. Si legge nella nota:
“Sospendere i servizi sociali e socio-sanitari alle persone (S.A.D.) senza contestualmente individuare le prestazioni non differibili ha gettato l’intero settore dell’assistenza socio sanitaria nel caos, lasciando ancora più soli gli utenti di questi servizi, la parte più fragile della nostra società. È evidente che tali attività debbano essere effettuate nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza a tutela degli operatori e degli utenti, ma la Regione piuttosto che affrontare il problema ha ben pensato di eluderlo, determinando il rischio di una disarticolazione della già fragile e insufficiente rete territoriale dei servizi socioassistenziali e socio sanitari. In mancanza di direttive chiare e univoche a livello regionale (perché la scelta sulle attività indifferibili non può essere lasciata né alle singole aziende sanitarie, né agli ambiti, né ai Comuni) l’effetto sarebbe pesante e paradossale, pagandone le conseguenze proprio quella parte di popolazione più vulnerabile: disabili, minori in condizioni di disagio familiare ed educativo, persone anziane, alcune delle quali vivono una condizione di isolamento e di solitudine: chi presenta problemi di deficit funzionale, chi versa in condizione di deprivazione materiale e/o disagio affettivo e psicologico, già oggi drammaticamente più colpiti dagli effetti della pandemia in atto. Abbiamo già chiesto alla Regione di dare immediata attuazione all’art.48 del decreto Cura Italia che, oltre a prevedere misure a salvaguardia dei livelli occupazionali attraverso il pagamento dei servizi anche nel periodo di sospensione, stabilisce che le pubbliche amministrazioni forniscano prestazioni in forme individuali domiciliari, avvalendosi del personale disponibile già impiegato nei servizi socio assistenziali e socio sanitari nei centri diurni per anziani e disabili. Il problema che abbiamo dinnanzi non si affronta imboccando facili scorciatoie che altri problemi creeranno alle già precarie condizioni di salute e materiali di vita delle persone più deboli e disagiate, bensì di garantire la continuità dei servizi assistenziali e sociosanitari in piena sicurezza degli operatori e degli utenti, magari con una rimodulazione e un adeguamento alle nuove necessità dettate dal particolare momento che scaturisca da una co-progettazione tra Ambiti socioterritoriali e soggetti gestori delle attività. A tal fine, con lo sguardo rivolto a un orizzonte temporale più lungo rispetto alla scadenza del prossimo 3 aprile, chiediamo che l’Assessore regionale alla Sanità e politiche sociali Rocco Leone apra il confronto con tutte le parti interessate per definite priorità di intervento, eventuali adeguamenti dei servizi da garantire nonché specifiche misure di sicurezza sanitaria, a partire dalla dotazione di tutti i necessari dispositivi di sicurezza individuali agli operatori nell’espletamento dei servizi sociali e sociosanitari domiciliari”