“L’arresto forzato della campagna vaccinale a metà circa della Fase 1, dedicata agli operatori sanitari e agli ospiti di strutture residenziali assistite, apre un grosso interrogativo tra gli anziani e i disabili non istituzionalizzati che attendono il proprio turno nella Fase 2: ‘Quando toccherà a me?.” A dichiararlo Spi, Fnp, Uilp Verona tramite una nota unitaria emanata ieri, 28 gennaio.
“Le autorità sanitarie veronesi e venete –continua la nota- contavano di riuscire a vaccinare entro la metà di febbraio tutte le 32 mila persone individuate dal piano regionale per la Fase 1, di cui fanno parte anche 8.659 ospiti di struttura residenziali (anziani, disabili, pazienti psichiatrici). Ma gli anziani ultra 80enni in provincia di Verona sono più di 66 mila mentre gli ultra 70enni sono più di 156 mila. Si tratta di numeri importanti che meritano una riflessione alla luce delle mutate condizioni.
Un altro elemento di criticità riguarda i previsti centri di vaccinazione di massa, che il Piano regionale chiama Centri di Vaccinazione di Popolazione. Come Sindacato dei pensionati crediamo sia assolutamente necessario evitare di esporre gli anziani ad ulteriori rischi. Ci lascia dunque perplessi che la Regione ritenga indistintamente quello della ‘convocazione’ ‘il modello organizzativo che nel tempo si è dimostrato più appropriato’. Ad una passo dall’acquisizione dell’immunità individuale, ma in una situazione ancora di alta contagiosità, ci sembra inopportuno esporre le categorie più a rischio costringendole a spostarsi. Anche perché non è ancora chiaro se e come verranno allestiti questi centri.
Il sistema sanitario veronese e veneto dovrebbero avere la forza, l’organizzazione e le risorse per raggiungere anziani e disabili al proprio domicilio. Pensiamo ad esempio alle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che fin dall’inizio della pandemia nel marzo 2020 sono state chiamate a fare la differenza nella gestione dell’epidemia e che possono contribuire positivamente alla campagna vaccinale. Pensiamo inoltre alla rete dei medici di famiglia che hanno già un contato stretto con gli assistiti del servizio sanitario nazionale. Vaccinarsi è un atto di responsabilità, un dovere morale e civile che come Sindacati dei Pensionati invitiamo unitariamente ad onorare. La stragrande maggioranza degli anziani ha già dato prova di essere pronta a rispondere positivamente a questa chiamata morale. Ma le pubbliche amministrazioni e le autorità sanitarie dovrebbero mettere gli anziani, ma anche i disabili, nelle condizioni più favorevoli a ricevere il vaccino. Quindi la nostra richiesta è chiara: si eviti di esporre a rischi inutili anziani e disabili e si dispieghino le forze necessarie per raggiungerli al proprio domicilio.”