“Che il Lazio sia classificato come zona gialla è segno che finora si è fatto un lavoro importante ma la situazione, dal punto di vista del contenimento dei contagi, non è sotto controllo. La rete ospedaliera è in sofferenza, così come i servizi territoriali e domiciliari, sia quelli legati alla gestione dell’emergenza Covid che quelli complessivamente erogati dal sistema socio-sanitario”. Così in un comunicato Cgil Cisl Uil del Lazio che insieme alle federazioni dei lavoratori pubblici e pensionati hanno incontrato ieri il capo di gabinetto e gli assessorati alla Sanità e al Sociale della Regione Lazio.
“Il sistema sanitario è il punto critico e nodale: dalla sua tenuta dipende il grado di restrizioni e misure che vengono attuate sul territorio. Da qui bisogna partire e continuiamo a chiedere uno sforzo ancora maggiore per potenziare la sanità pubblica, con assunzioni straordinarie su tutti i profili, una regia pubblica degli investimenti sull’intera rete, non solo per le cure Covid ma anche per continuare a erogare servizi sanitari pubblici sull’insieme delle prestazioni ordinarie, un investimento mirato e anch’esso straordinario sul territorio e sui servizi sociali, socio sanitari e socio assistenziali, che devono continuare a essere garantiti alle fasce più fragili della popolazione. Contestualmente occorre una strategia complessiva che parta dalla regolamentazione e dal ripensamento dei tempi e dei modi in cui si vive la città e il territorio. Mentre si lavora per alleggerire la pressione sul trasporto pubblico, per cui è necessario potenziare linee e mezzi, rispettare le limitazioni sulle capienze, anche sospendendo i varchi delle zone ztl e il pagamento dei parcheggi e rimodulare gli orari, dobbiamo pensare anche a come regolamentare la vita sociale e civile specialmente nella città, limitando la mobilità e prevenendo qualsiasi forma di assembramento”.
Chiediamo a Regione, Roma Capitale, Comuni e Prefettura di assumersi la responsabilità di definire misure concrete per la prevenzione di assembramenti e contagi, come il Dpcm già consente – proseguono i sindacati – Si tratta di scelte difficili ma che possono evitare l’aggravarsi dell’emergenza pandemica nel nostro territorio, che renderebbe inevitabile un lockdown totale. Dall’estensione dello smart working alla rimodulazione degli orari degli esercizi commerciali, a chiusure mirate nei weekend, in particolare la domenica, oltre che dei centri commerciali già chiusi per decreto, della grande distribuzione e di tutti gli esercizi commerciali. Limitazioni che vanno accompagnate anche dalla previsione di ulteriori sostegni economici a imprese ed esercizi.
Oltre alla regolamentazione degli accessi o alla chiusura di ogni spazio pubblico, anche all’aperto e alla previsione di zone rosse nei luoghi a maggior rischio o dove i focolai sono già fuori controllo. Richiamare i cittadini alla responsabilità individuale, attraverso la moral suasion non basta, né vanno criminalizzati i comportamenti dei singoli. Le difficoltà economiche, l’insicurezza, le ricadute sul sistema e sulla tenuta dei servizi: si può e si deve lavorare complessivamente a un senso di cooperazione tra tutti i corpi sociali, senza alimentare un clima di tensione, che già ha prodotto troppe manifestazioni di esasperazione e conflitto. Rinunciare oggi a una parte di libertà può essere determinante per mantenere sotto controllo l’epidemia, allontanando lo spettro di misure totalmente restrittive, che comporterebbero a catena danni ben peggiori per tutti, cittadini, tessuto economico e produttivi, servizI.