“La scelta del Governo di istituire la zona rossa per la Calabria che certifica il fallimento della sanità calabrese, in questa delicata fase, è senza alternativa. La confusa interpretazione avvenuta nei giorni scorsi in Calabria, relativa al numero dei posti letto in terapia intensiva presenti nella nostra regione, è il segnale della condizione di caos che regna nella sanità calabrese. La nostra valutazione, maturata con le categorie dei pensionati e delle sanità, è anche la conseguenza di una discussione che tiene nella reale considerazione, tutto ciò che è accaduto in questi anni di mala sanità calabrese”. Lo affermano in una nota congiunta emanata venerdì 6 novembre, Uil, Uilp e Uil Fpl Calabria.
“Il rischio è alto – aggiungono – la nostra prima preoccupazione è quella della tenuta economica e sociale della nostra regione ma, alle condizioni date, non possiamo mettere in secondo piano l’attenzione alla cura della salute. Soprattutto dei nostri anziani. Non vorremmo che, in costanza della seconda ondata di contagi del Coronavirus, davanti ai nostri occhi possano riproporsi le immagini delle Rsa trasformate da luoghi di cura in cluster di contagio senza controllo, da residenze sanitarie di assistenza in dimore di morte”.
“La Calabria non può permettersi di vedersi cancellata un’intera generazione – affermano i Sindacati – quella più anziana della nostra regione, non può permettersi di perdere la propria storia e, soprattutto, l’unico sostegno certo per migliaia di famiglie. Si tratta di contesti dove il rischio contagio è molto alto così come il numero di persone potenzialmente a rischio. Parliamo degli anziani ospiti, già bisognosi di cure particolari, e degli operatori sanitari che si occupano di loro. Per questo bisogna attivare immediatamente le linee guida per il contenimento dei contagi nelle case di riposto private e nelle Rsa pubbliche”