“Sono sei mesi che parlare di sanità vuol dire quasi esclusivamente parlare di Coronavirus. Salvo i casi gravissimi, l’accesso agli ospedali e l’assistenza generale per le altre patologie preesistenti e l’attività ordinaria, già caratterizzati da liste d’attesa lunghe o lunghissime, sono stati per circa tre mesi interdetti con un effetto di trascinamento che subiamo oggi e sconteremo ancora nei prossimi mesi”, dichiarano Spi, Fnp, Uilp Veneto in una nota unitaria emanata ieri 2 settembre. E denunciano: «Il Covid-19 ha evidenziato tutte le criticità di un sistema sanitario pubblico vittima di disinvestimenti e tagli di risorse a livello nazionale per 37 miliardi in 10 anni. Invece della volontà di potenziarlo, in questi ultimi mesi stiamo assistendo al rifiuto di accedere a fondi “pronto uso” come il Mes, e al dirottamento di ulteriori risorse verso la sanità convenzionata per tamponare le liste d’attesa. Sanità convenzionata che in Veneto è già troppo radicata».
La denuncia dei sindacati dei pensionati può essere riassunta nella mancata attuazione di uno dei progetti più ambiziosi della Regione, che negli ultimi due Piani sociosanitari aveva assunto come priorità “meno ospedale più territorio”. In Veneto, i posti letto negli ospedali sono sì diminuiti (meno 1.258 nel periodo 2013/2019), ma quelli territoriali fra ospedali di comunità, unità riabilitative e hospice sono stati attivati solo per il 59% rispetto alla programmazione. Siamo poi di fronte a una costante diminuzione del numero di impegnative di cura domiciliare. A queste riduzioni, tuttavia, corrisponde un aumento dei bisogni sanitari della popolazione veneta, ai quali sta sempre più rispondendo il privato, con un pericoloso spostamento di risorse pubbliche. “Nell’immediata emergenza possiamo comprendere che il privato convenzionato possa dare un aiuto», dichiarano Spi, Fnp, Uilp Veneto, “ma non siamo più d’accordo se questa diventa una scelta sistematica, dirottando risorse che andrebbero invece investite. Utile, poi, sarebbe anche dare seguito alla delibera sulla telemedicina, per implementare il servizio territoriale”.
Molto difficile anche la situazione delle case di riposo, duramente colpite dalla pandemia, dei centri diurni per la disabilità, degli hospice. “C’è assoluto bisogno di mettere in campo tutte le risorse per garantire la salute e la tenuta del sistema, soprattutto ora che riprenderanno le scuole e i trasporti, e si rischia un ulteriore aumento dei contagi”, concludono i sindacati veneti dei pensionati, “continuiamo a sostenere l’opportunità di richiedere il Mes: In veneto arriverebbero 3,5 miliardi e chiediamo alla Regione che si attivi concretamente per rafforzare la prevenzione, la sanità nel territorio e la filiera della cura per le persone anziane”.