Intervento di Magda Gruarin, Segretaria regionale, su un quotidiano del Friuli Venezia Giulia di oggi 25 maggio: “L’epidemia e le terribili conseguenze devono rappresentare l’occasione per ripensare a fondo il settore socio-assistenziale che si è rivelato il vero e proprio anello debole del sistema. Si tratta ora di pensare a un progetto nuovo che abbia fondamento su un cambio culturale nel pensare alla politica per gli anziani e, nello specifico per le case di riposo. Gli anziani, considerati categoria fragile, sono costantemente visti come un problema da risolvere con provvedimenti assistenziali ormai obsoleti.
Le case di riposo del futuro dovrebbero diventare un luogo davvero aperto, amico del territorio, capace di innescare una integrazione con i suoi abitanti, attraverso un insieme di proposte da progettare insieme alla comunità locale: aiuti domiciliari, di varia tipologia e intensità, centri diurni, sostegni ai familiari, supporti al lavoro privato di cura, quello svolto dalle badanti, proposte per l’invecchiamento attivo. Occorre cambiare radicalmente un sistema di finanziamento ingessato e vecchio di oltre vent’anni, che per remunerare pazienti sempre più gravi ha reso sempre più precaria la qualità delle cure e che ha incentivato poco l’apertura delle residenze verso il contesto che le circonda. Occorre che le dimensioni delle case di riposo siano più ridotte: strutture più piccole e più aperte rappresentano una soluzione positiva per anziani meno reclusi in grandi strutture poco flessibili, più modellabili in base alle caratteristiche degli ospiti e meno costose e complesse da gestire e con maggiore livello di sicurezza. Le comunità residenziali, le abitazioni protette, le forme di “abitare leggero” non superano solitamente i 25-30 posti, offrono un sostegno prevalentemente, ma non esclusivamente, di tipo sociale, sulle 24 ore, orientato a favorire l’autonomia, con l’obiettivo di restituire la persona alla comunità.”