Nell’attuale situazione di generale e grave emergenza vi sono realtà come quelle sociosanitarie in cui i problemi si amplificano. Le Case di Riposo sono fra queste. Purtroppo non è chiaro quanto potrà durerà questo periodo emergenziale nè quando saranno forniti gli specifici dispositivi di protezione.
Come è ormai noto, in questa emergenza i casi più gravi si sono manifestati soprattutto nei pazienti più anziani e, in generale, più deboli con patologie concomitanti o croniche, in cui la malattia da COVID-19 rappresenta la causa principale del peggioramento delle loro condizioni.
Ne consegue, per questo motivo, che gli anziani ospitati nelle strutture socio sanitarie sono più esposti alla minaccia da “coronavirus”. Ciò comporta necessariamente una “maggiore attenzione” da parte del personale nella cura degli ospiti con un aggravio dei carichi di lavoro in carenza, talvolta, dei dispositivi di protezione individuale previsti.
Nella guerra al Coronavirus è fondamentale che gli operatori in servizio nelle case di riposo vengano dotati di tutti gli strumenti di protezione per tutelare sia la propria salute che quella degli anziani che devono accudire, la maggior parte dei quali sono non autosufficienti.
Tutto questo crea una situazione di forte criticità nelle case di riposo, come confermano, tra l’altro, le cronache dei quotidiani locali.
La forzata permanenza in casa delle persone e l’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio che consente di usufruire di 12 ulteriori giorni di permesso ex legge 104 potrebbe indurre i familiari di qualche ospite di tenere vicino il proprio congiunto per diminuire i rischi di un eventuale contagio.
Ci giunge voce che qualcuno l’ha già fatto.
Questo permetterebbe di alleggerire i carichi di lavoro degli operatori, ma al contempo scatta l’interrogativo: “l’impegnativa regionale sarebbe mantenuta?”
Come UilFpl e Uil Pensionati, avanziamo la proposta, che verrà posta all’attenzione del Presidente della Regione Veneto, Dott. Luca Zaia, di garantire il mantenimento dell’impegnativa per l’ospite della casa di riposo esentandolo di pagare la quota alberghiera nel periodo di permanenza in famiglia nonché di assicurare a coloro che sono attualmente a regime di libero mercato il posto in struttura, una volta deciso di rientrare
E’ evidente che in questo modo si potrebbe generare un problema di natura economico-finanziario per le strutture, le quali si ritroverebbero con le entrate abbassate.
Per questo motivo sarebbe necessaria la creazione di un fondo regionale che consenta questa possibilità unitamente al riconoscimento alla struttura ospitante della quota sanitaria.
Siamo assolutamente convinti che, su base assolutamente volontaria, un discreto numero di famiglie polesane potrebbero godere di questo beneficio allo scopo di stare vicini al proprio caro in regime di domiciliarietà.
Diminuendo il numero effettivo degli ospiti si potrebbe ridurre il numero di operatori presenti in servizio e quindi di conseguenza, vista la carenza, minori dispositivi di protezione individuale da reperire e/o da fornire, il tutto a vantaggio di una maggiore sicurezza nelle strutture.
Consideriamo ciò una misura prudenziale per tutelare gli anziani, che sono la categoria a maggior rischio in caso di contagio da coronavirus: i morti sono per la maggior parte rappresentanti della terza età, quindi è necessaria particolare cautela nella gestione dell’emergenza sanitaria.
E’ una proposta di buon senso.
E’ questo ciò che intendiamo!
Una proposta che va nella direzione delle misure di sicurezza che questo difficile momento impone, oltre alla possibilità per le famiglie di riunirsi in questo triste periodo di isolamento forzato dettato dall’emergenza che incombe.