No a ghetti, sì a realtà inclusive. La rigenerazione urbana ambientale è il vero scambio intergenerazionale. Spunti e proposte per una nuova programmazione sono emersi dal convegno organizzato dalla UIL Pensionati di Trieste.
Il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione più vecchia d’Italia. La città di Trieste, insieme a Genova, è la città più anziana d’Italia. L’atteso ricambio generazionale, per molteplici motivi, non c’è stato. E le stime per il futuro prevedono un ulteriore invecchiamento della popolazione, in Italia come nel resto d’Europa.
È partendo da questo contesto che la UIL Pensionati di Trieste, con le Stu di Trieste centro e Domio, ha promosso un convegno “La città degli anziani”, tenutosi oggi 4 giugno all’area di ricerca di Padriciano, a Trieste, per discutere i futuri, possibili scenari di un approccio integrato sul problema del vivere urbano per creare una città accessibile.
“Non vogliamo una città ghetto. La città per gli anziani deve essere una città per tutti; una città che crea relazioni”, ha introdotto i lavori la segretaria regionale della UIL Pensionati del Friuli Venezia Giulia Magda Gruarin, ricordando alcune delle iniziative avviate a livello locale come l’abitare possibile, l’housing sociale o l’iniziativa unitaria “Siamo tutti pedoni” già avviata a Udine. Gruarin ha suggerito anche come spunti di un abitare diverso possano trarsi anche dal passato, dagli antichi “borghi rurali del Friuli Venezia Giulia, in cui l’intergenerazionalità era normale, vissuta. Non serviva parlare di abitare possibile” e lanciato l’invito, a convegno concluso, di “creare un laboratorio permanente tra i territori” per condividere idee e suggerimenti, sviluppando percorsi concreti.
“È da miopi non vedere che bisogna porre al centro persone fragili, anziani, disabili e soggetti deboli. Significherebbe porre un freno alla deriva della nostra società, definita da qualcuno l’Era dell’Accelerazione, in cui c’è purtroppo la tendenza nelle scelte collettive a penalizzare e nascondere le persone che non rispondono agli attuali canoni di efficienza e dinamismo sociale”, ha introdotto le relazioni degli esperti Fabio Nemaz, segretario della Stu UIL Pensionati di Trieste, promotore dell’iniziativa insieme alla Stu di Domio rappresentata da Angelo Semeraro. Un’iniziativa ancor più sentita dal sindacato ora che la messa in pratica della “legge sull’invecchiamento attivo fortemente voluta dai sindacati dei pensionati e messa a punto con la precedente giunta regionale sembra aver subito una frenata”. “Sulla carta ci sono buoni propositi che se messi in pratica porterebbe solo benefici”, ha sottolineato ancora Nemaz che ha ribadito il ruolo del sindacato nel tutelare in maniera proattiva le fasce più deboli.
Il dibattito è proseguito con gli interventi degli ospiti. Il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo ha posto l’accento sul “tema di umanizzazione delle città” che, “sfida assolutamente bipartisan”, “deve essere il cardine delle nostre politiche provando a incrociare capacità di tenere insieme piani diversi”. “Trieste può diventare un laboratorio”, ha aggiunto sottolineando la sfida in corso per la città, quella di reinventare Porto Vecchio per farla diventare “l’area più moderna, tecnologica e a misura d’uomo del Mediterraneo. Dobbiamo ripensare questa città in termini di innovazione: tecnologica, urbanistica dei trasporti e sociale”. Anche l’assessore ai Servizi e politiche sociali del Comune di Trieste Carlo Grilli ha rivendicato per Trieste – città con tantissimi anziani soli ma anche con tantissimi anziani che, se in salute, sono una risorsa – il ruolo di laboratorio di idee per l’anziano. “Progettare una città a misura di anziano è un’opportunità economica anche per l’imprenditoria privata- ha affermato -. Progettare una città a misura di anziano è un’opportunità economica anche per l’imprenditoria privata. È una sfida da vincere insieme, se la vinceremo daremo una risposta di grande civiltà. Dobbiamo ripartire da un processo culturale che va rimesso in pista con le opportunità di nuove tecnologie, medicina, servizi”.
Importanti testimonianze sullo stato attuale della cura e assistenza agli anziani sono state portate dal direttore dell’Azienda pubblica di servizi alla persona ITIS di Trieste Fabio Bonetta, che ha portato ad esempio la sperimentazione della “domiciliarità innovativa” promossa nell’ambito del progetto Interreg con Slovenia e Veneto e “basata sulla personalizzazione, uscendo dagli schemi di assistenza h24, frutto della combinazione di fattori tecnologici ed economicamente sostenibile”, ricordando come a Trieste ci siano oltre 10 mila over 80enni che vivono da soli. Infine l’architetto Enzo Angiolini, specializzato sul tema dell’anziano fragile, ha sottolineato come dopo “l’abbattimento delle barriere architettoniche, a cui stiamo arrivando appena adesso dopo tanti anni, dobbiamo ora togliere le barriere generazionali”, portando tra i tanti esempi la progettazione di “condomini intergenerazionali” che sta portando avanti proprio con l’ITIS di Trieste e citando numerose esperienze in corso in altre città europee dove è stato ricostruito il concetto di strada non come elemento di divisione ma, al contrario, di fattore di aggregazione tra le generazioni di cui riappropriarsi.
“Le politiche giovanili di oggi rappresentano la gestione della terza età del domani. E’ questa la grande sfida”, ha chiuso i lavori il Segretario nazionale della UIL Pensionati Antonio Derinaldis, con delega alle politiche sociali. “La cosiddetta ‘silver economy’ è il concetto principe dello sviluppo”, ha aggiunto Derinaldis, riprendendo i concetti chiave di “longevità e urbanizzazione inclusiva” dopo i tanti spunti emersi nel corso della mattinata e ricordando i punti principali della piattaforma negoziale presentata a livello nazionale da CGIL, CISL e UIL. “Vogliamo rilanciare il servizio sanitario nazionale e serve una legge quadro sulla non autosufficienza in cui si possano integrare i Lea con i Lesna perché al momento ogni regione decide in ordine sparso – ha ricordato l’impegno di SPI, FNP e UILP che hanno elaborato una proposta unitaria sulla non-autosufficienza che sta dando vita a un progetto per un disegno di legge su cui verrà lanciata una raccolta firme per presentare una legge popolare sul tema -. La legge aiuterebbe i care-giver, che sono 3 milioni e 300 mila di persone, gli 800 mila assistenti familiari e il 64% di famiglie che assistono persone non autosufficienti”. Il segretario Derinaldis ha posto poi l’accento sulla necessità di “mettere in campo una serie di politiche urbane sugli anziani e rigenerare le città con centri di aggregazione sociale e partecipazione attiva” e ha rivendicato “il ruolo civico dei sindacati che è fondamentale anche per arrivare alla contrattazione locale”.
Trieste, 4 giugno 2019 – Area di Ricerca di Padriciano