Rivalutazione tagliata a quasi un pensionato su due della nostra regione. Questa la beffa che si materializzerà dal 1° gennaio 2019 se Governo e Parlamento daranno seguito all’emendamento alla legge di bilancio che rinvia di tre anni il ritorno a un meccanismo di rivalutazione, quello in vigore finoi al 2011, che fosse in grado di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani. «Ancora una volta e in spregio alle tante illusioni dispensate a destra e a manca prima e dopo le elezioni – denunciano i segretari regionali dei sindacati pensionati Ezio Medeot (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil) – siamo di fronte a un Governo pronto a fare cassa con i pensionati. Una scelta non soltanto profondamente ingiusta, ma che suona addirittura beffarda se paragonata ai contenuti iniziali della manovra, che prospettavano addirittura l’introduzione della cosiddetta pensione di cittadinanza a partire dal 1° gennaio 2019».
Se le prospettate misure sulle cosiddette pensioni d’oro, così come sono state tratteggiate, interesseranno un’esigua platea di pensionati, il rinvio della piena rivalutazione per tutte le pensioni di importo superiore a 3 volte la minima interesserà oltre 7 milioni di pensionati a livello nazionale e ben 183mila in Friuli Venezia Giulia, più della metà della platea complessiva. «Tra questi anche moltissimi pensionati con reddito medio basso – denunciano i sindacati – considerato che i tagli alla perequazione sono previsti a partire dalla soglia di 1.530 euro di reddito lordo mensile, poco più di 1.200 euro al mese. Sarebbe l’ennesimo furto alle pensioni medio-basse, già penalizzate non solo da un meccanismo penalizzante di adeguamento all’inflazione, ma anche da un livello di tassazione che è tra i più alti d’Europa».
Ecco perché i sindacati rilanciano i contenuti della piattaforma unitaria sulle pensioni, ignorata dal Governo, e sono pronti, se sarà necessario, a decidere mobilitazioni anche a livello locale, per protestare contro «il reiterarsi di decisioni sbagliate e punitive verso una fascia di popolazione che avrebbe piuttosto bisogno di essere aiutata e sostenuta». Quello che serve ai pensionati e al Paese, concludono Medeot, Pizzolitto e Gruarin, «sono leggi capaci di difendere il potere di acquisto e di rafforzare il welfare, anche attraverso una più efficace lotta all’evasione fiscale e all’introduzione di misure, come una tassa sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, capaci di redistribuire la ricchezza e di rilanciare consumi e investimenti produttivi».